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Abbiamo voglia di fare schifo

Ti capita mai? Mentre cerchi di essere il più bravo di tutti in qualche cosa, d’altre parte, senti anche un’incredibile voglia di fare schifo.

È una sensazione che ora potresti aver scordato – se sei tra i fortunati ad essere andato in ferie – ma presto o tardi tornerà a sussurrarti all’orecchio: “Avanti, abbandonati sul divano in mutande, scaccolati con la stessa mano che infili nel pacchetto di patatine al gusto del tuo aroma chimico preferito, rotolati, sonnecchia, affonda gli occhi in uno schermo qualunque, fai in modo di restare imbruttito, fermo, pesante: goditela”.

Se ti disgusta così tanto riconoscerlo, a breve succederà di nuovo.

Ma perché questa invincibile voglia di fare schifo?

Fare schifo è la soluzione radicale ad una vita romanticizzata al limite dell’inverosimile. Una risposta a ciò che chiede di essere eseguito incessantemente con zelo, entusiasmo, con un sorriso ipertrofico stampato in faccia.

Il mondo là fuori ti vuole in plastica, nella tua migliore versione.

Contro questa freschezza asfissiante, su Tik Tok qualcuno ha dato un nome per celebrare la vita inutile, minima, fallita.

Who tf actually likes rotting away in bed?

Per chi fa ancora schifo a letto e non lo sa, il bed rotting è l’hashtag per quelli che marciscono sul materasso per un tempo indefinito dormendo, fissando il soffitto, mangiando sulle coperte, o guardando la tv.

Come i quite quitter o le lazy girl, il bed rotting esalta la pigrizia nella sua componente più inutile o disgustosa, in controtendenza ad una cura verso se stessi sovradimensionata, spesso contraria alla sua stessa definizione.

Fuori dall’Internet delle cose, qui abbiamo raccolto 5 esempi di moda, arte, letteratura, cinema e musica che parlano di bed rotting.

ARTE

My Bed” – Tracy Emin

«Nel 1998 mi lasciai con il mio compagno e trascorsi quattro giorni a letto, a dormire, in uno stato di semi incoscienza. Quando mi svegliai, mi alzai e vidi tutto il caos che si era ammassato dentro e fuori le lenzuola.»

Un letto sfatto, un comodino, un tappeto e pochi oggetti sparsi. Alcolici, sigarette, anticoncezionali, preservativi, vestiti sporchi, giornali, fotografie: My Bed di Tracy Emin mette in scena un’intimità sporca, disgustosa, fallita, viva.

Il marciume di quei giorni è stato fissato in un’opera che ci fa vedere il disgustoso che non vogliamo sapere, lo spazio di una sofferenza che viene elaborata solo attraverso la pigrizia, la rassegnazione.

LETTERATURA

Il mio anno di riposo e oblio” – Ottessa Moshfeg

«Non che avessi in mente di suicidarmi. Stavo facendo proprio il contrario. La mia ibernazione serviva a preservarmi. Pensavo che mi avrebbe salvato la vita.»

La protagonista del libro è americana, bella e ricca: tutti elementi giusti per aver voglia di fare schifo. Per un anno, decide di dormire a più non posso servendosi anche di oppiacei, barbiturici, ansiolitici. In questo libro la protagonista vuole prendersi una pausa dalla propria individualità troppo ingombrante con una terapia d’urto: dormire, cadere nell’oblio.

MUSICA

Sleep” Richter

Dall’autore della colonna sonora di “The Leftovers”, “Sleep” è una “ninna nanna per un mondo frenetico”. La performance del pezzo è stata pensata da mezzanotte alle otto del mattino, per un pubblico sdraiato su comodi letti predisposti in sala che, addormentandosi, assistono all’esperienza perdendola del tutto.

https://www.maxrichter-sleep.com/it

MODA

Sleeping Beauties: Reawakering Fashion” – Met gala 2024

Il prossimo anno, al Costume Institute del Metropolitan Museum di New York, si parla di capi che non potranno più essere indossati per nessuna occasione.

L’allestimento comprende 250 pezzi appartenenti alla collezione del Costume Institute, di cui cinquanta dal rilevante valore storico e “risvegliati” ma comunque per sempre inutilizzabili e perciò destinati all’inutilità, all’oblio. Un meraviglio marciume infinito per i tessuti che non potranno essere più utilizzati in nessun caso.

CINEMA

L’angelo sterminatore “- Luis Buñuel

Una famiglia di alta borghesia, dopo essere stata a teatro, decide di invitare degli amici a cena. Senza capire perché, tutti finiranno invece per trascorrere la notte accampati nel piccolo salone. All’indomani, scopriranno di non essere più assolutamente in grado di uscire dalla stanza in cui si trovano.