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Mamma guardami sono al Pride

Pubblicità, Gender e Washing

Le pubblicità rispettano e soddisfano i bisogni di tutte e tutti? Siamo andati al Toscana Pride a Lucca e lo abbiamo chiesto a qualche astante e pare che no, le pubblicità, sia italiane che estere, non soddisfino neanche le più basilari aspettative dei consumatori. La risposta che più abbiamo riscontrato, ci ha fatto capire che per prima cosa le persone vorrebbero pubblicità con coppie e famiglie non solo eterosessuali. In effetti, gli spot più passati alla tv e sui social, hanno come protagoniste famiglie classiche, con al massimo bambini adottati e con madri lavoratrici e padri che preparano la colazione.

Questo sembra essere il maggiore sforzo che le aziende hanno fatto ultimamente per sentirsi più in linea con le richieste degli ultimi anni del mercato. Secondo quasi tutti gli intervistati è deludente, a tratti mortificante, continuare a vedere così rappresentati amore e famiglia. “Non sono normali solo questo tipo di famiglie, bisognerebbe standardizzare ogni rapporto sano. Se siamo tutte persone diverse, come possiamo pretendere di identificarci tutte e tutti negli stessi tipi di relazioni?” ha risposto qualcuno alla nostra domanda. Ma c’è anche chi pensa che per fare uno spot efficace e rivolto a tutte e tutti, sia necessario focalizzarsi sulla promozione dell’oggetto o del servizio, senza parlare di generi o orientamenti sessuali: “tanto se una cosa funziona ed è fatta bene, parla da sola, senza il bisogno di strizzare l’occhio alle comunità LGBTQIA+ o a qualcuno in particolare”.

Ci sono soltanto dei piccoli segnali di un cambiamento. Noi ci auguriamo, con tutto il nostro cuore, che possiamo essere inclusi anche dal punto di vista dei social media e da tutto quello che rappresenta la pubblicità – ha aggiunto un ragazzo molto positivo e solare – per me sarebbe giusto inserire negli spot anche le storie dei minori che fanno percorsi di transizione. Sono storie bellissime e bisogna parlarne in ogni ambito della quotidianità, quindi anche nelle pubblicità”.

Abbiamo chiesto anche se i brand hanno il potere di influenzare l’orientamento sessuale dei consumatori, ma nessuno lo pensa. Gli intervistati hanno risposto, con convinzione e fermezza, che sono i consumatori, con i loro gusti e le loro identità, che influenzano gli spot e non il contrario. Quindi, anche se ancora la strada è lunga per includere davvero tutte e tutti, i manifestanti del Toscana Pride sono fiduciosi di riuscire, prima o poi, ad ottenere il riconoscimento necessario anche nelle pubblicità online e offline.

Beatrice Beneforti